Il nostro tour di Milano inizia da Porta Venezia, uno dei quartieri più vivi di Milano dal punto di vista culturale, etnico e sociale. Conosciuto dai turisti per lo shopping di Corso Buenos Aires, vissuto dalla più grande comunità Eritrea/Etiope d’Europa e frequentatissimo dalla comunità LGBT. Ad accogliervi all’uscita del Metro troverete un grande arcobaleno che ci ricorda che è P.ta Venezia è anche uno dei punti di riferimento del Gay Pride. Oggi possiamo definirlo il quartiere vegan-friendly per eccellenza, sede di famosi locali che l’hanno reso un punto di riferimento per vegani. Non è un caso che la nostra esplorazione inizi proprio da qui.
Porta Venezia è stata la mia prima visita guidata a Milano sullo stile Liberty. Ad accompagnarci c’era Silvia Galasso, una guida turistica molto preparata che mi fece letteralmente innamorare del quartiere. Non l’avevo mai visto con quegli occhi, non avevo mai ammirato in modo consapevole la bellezza dei suoi palazzi o semplicemente non l’avevo mai cercata con il naso all’insù.
Dopo quella visita ho ritrovato Silvia Galasso, in arte Giuppy guida, la seguo spesso nei suoi fantastici tour milanesi. Oggi ha gentilmente contribuito con la sua conoscenza a portarci in questo piccolo tour di quartiere.
Il quartiere nasconde bellezze legate alla storia che Silvia ha descritto brevemente per noi e che trovate nelle foto in questo Reel su Instagram [link]
Le origini
Dovremmo chiamarlo sestiere di Porta Orientale, perché la divisione medioevale della città di Milano era in sei “spicchi” e quello che ora corrisponde al quartiere è posto nella zona est. Ma la porta delle mura medioevali era all’altezza dell’incrocio di Corso Venezia con la via Senato da un lato e San Damiano dall’altro. Quella che attualmente chiamiamo Porta Venezia era l’apertura delle mura spagnole costruite nella seconda metà del Cinquecento, qui finiva la città e appena all’esterno la prima costruzione che si poteva vedere era quella del lazzaretto.
Il lazzaretto era stato edificato tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento e possiamo ricostruite la sua estensione grazie alla forma e ai nomi delle attuali vie: era compreso tra via Vittorio Veneto, Corso Buenos Aires, via San Gregorio e via Lazzaretto. Era un grande quadrato, di circa 370 metri di lato, con le stanze collocate nella parte esterna e all’interno un grande prato con al centro la chiesa di San Gregorio. La chiesa è ora dedicata a San Carlo perché fu lui nel 1585 a commissionare a Pellegrino Tibaldi l’edificio che ora possiamo ammirare.
Sopravvive pochissimo della struttura del lazzaretto: all’interno del cortile di Palazzo Luraschi (corso Buenos Aires 1) una parte del colonnato, che è stato impreziosito dai busti dei personaggi dei Promessi Sposi, e in via San Gregorio 5 alcune celle, dove ora ha sede la chiesa Ortodossa di San Nicola.
La trasformazione
A partire dalla fine dell’Ottocento dopo l’abbattimento delle mura spagnole e del lazzaretto, rimangono solo i caselli daziari costruiti nel 1828 da Rodolfo Vantini a segnalare l’antica porta. Il quartiere inizia ad essere costruito e tra le sue vie troviamo alcuni dei palazzi più interessanti dell’inizio del Novecento.
Lo stile Liberty è meravigliosamente rappresentato da Palazzo Castiglioni in Corso Venezia 47 e dalle case Galimberti e Guazzoni in via Malpighi 3 e 12. Un tripudio di piccoli putti che giocano non i nastri, visi femminili e rami frondosi muovono le facciate e si alternano a ferri battuti e piastrelle colorate.
Mentre degli anni successivi non si possono non nominare Palazzo e Torre Rasini all’angolo tra i bastioni e Corso Venezia progettate da Emilio Lancia e Gio Ponti tra il 1928 e il 1931 e caratterizzate da una serie di terrazze digradanti che si affacciano sui Giardini pubblici, e il Planetario Hoepli, disegnato da Piero Portaluppi nel 1930, decorato con modeste ma modernissime stelle.
Vi porto alla scoperta del quartiere in un tour che esplora i miei locali preferiti e tocca le maggiori attrazioni storico-culturali. Il percorso che vi suggerisco lo trovate nella mappa di Porta Venezia, seguite l’ordine dei principali punti di interesse. [link alla mappa]
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Scopri nella mappa [link] dedicata al nostro tour tutti i luoghi di interesse culturale e i locali vegani e veganfriendly che vi consiglio assolutamente di provare.
Il Joia, il ristorante di alta cucina vegetale nato dal genio di Pietro Leeman, da provare almeno una volta nella vita.
La cucina etnica rispecchia la multiculturalità del quartiere. Qui si trovano innumerevoli locali eritrei, io vi ho segnalato Warsà per l’ambientazione e il cibo, ma ci sono anche Asmara, Africa, Savana e altri ancora. Offrono di solito un piatto che si chiama Zighinì in versione vegetale. Riad Majorelle è gestito da due sorelle e offre uno spaccato della cucina marocchina con opzioni vegane della tradizione. Mi piace farlo scoprire agli amici e tuffarmi nel ricordo della mia vacanza marocchina.
Tra i ristoranti cinesi preferiti di sicuro c’è Lon Fon, il primo cantonese aperto in città e se arrivate presto trovate la signora che prepara la pasta fresca a mano.
Tra i migliori vegani di Milano c’è sicuramente La Colubrina, un locale inclusivo con una cucina adatta a tutti. Piatti preparati in casa con amore da mamma e figlia con opzioni crudiste e senza glutine. Hanno anche ampia scelta di pizze vegane.
Per una pausa pranzo a qualsiasi ora del giorno fermatevi alla gastronomia Radicetonda, per una cucina più gustosa con qualche variante etnica Alhambra resta per me l’opzione migliore.
Per quanto riguarda le pizzerie, la prima scelta ricade su Cocciuto, una pizza napoletana dal cornicione alto, come piace a me, e una vegana in menù che cambia stagionalmente. Anche Giolina propone una pizza napoletana, sul podio insieme alla precedente, ma dovrete accontentarvi di una marinara. Sulla stessa via, proprio di fronte invece trovate Crosta, il panificio aperto tutti i giorni e tutto il giorno dove potrete provare la pizza alla pala di giorno e quella tonda la sera. Una pizza diversa dalle altre e per mangiare trovate interessanti opzioni vegane.
Per staccare dalla vita frenetica del quartiere vi consiglio di entrare da Teiera Eclettica e prendervi del tempo per scegliere tra le tante miscele di tè da degustare sul posto o portare a casa.
Potrete invece gustare gelati vegani e dolci crudisti da Out of the Box mentre ammirate uno dei migliori esempi liberty di palazzo Galimberti.
Tra i locali ancora nella mia lista voglio assolutamente provare Spica, un locale che offre piatti multietnici e consigliato da Ciboverso.
Ho chiesto a Silvia e altri influencer di cucina vegetale di indicarmi i loro preferiti. Scopriamoli insieme!
Silvia Galasso: Radicetonda “Prima del Covid andavo spesso a mangiare dopo le visite a Villa Necchi. Mi piace perché puoi trovare sempre qualcosa che adatto alle esigenze del momento, dalla zuppa calda, al burger, al dolcetto!”
Luisa Manfrini: “Se dovessi proprio scegliere il migliore direi La Colubrina come ricerca di gusto, ingredienti e per la qualità. Le ragazze sono fantastiche. Poi direi i falafel di NUN sono ottimi per una cena godereccia in compagnia; la e V3Raw per una merenda sana o un Chai.”
Luisa ci segnala anche Quattro Quarti torte, una pasticceria molto buona che ha qualche opzione vegana.
Cachondo vegano: “Porta Venezia ha una parte di Movida e LGBT che è soprattutto locali in cui bere o fare aperitivo. Tra questi consiglio Lecco Milano come posto per fare un aperitivo e richiedere opzione vegana. Il mio locale preferito è sicuramente La Colubrina. Sono molto legato al posto e a Consuelo, per me è come Rifugio Romano a Roma: la trasformazione di una cucina tradizionale in chiave vegana. Si trovano sempre proposte diverse, genuine e fatte in casa. Non è l’apoteosi della cachonderia ma un pezzo di cuore.”
Giulia Giunta: “Difficile scegliere, ma come ristorante direi Joia, per me è il top del top; come etnico Warsà e Out of the Box come pasticceria: i loro dolci crudisti sono spaziali.”
Ciboverso “Il mio posto preferito è Spica dove puoi trovare piatti gourmet da tutto il mondo, prezzi medi e fanno anche aperitivi, cocktail e brunch. Ci sono altri due ristoranti eleganti con prezzi medio-alti e qualche opzione vegana, uno si chiama Immorale Osé e l’altro Cera. Ti segnalo anche Kanpai, un giapponese con una location molto curata, prezzi medi e qualche opzione vegana. Per aperitivo il migliore rimane Gesto con le tapas etniche e ricercate, buoni cocktails. Anche Barba ha opzioni vegane.”